Qual è la differenza tra una città e un paese? A volte non ci sono dubbi: New York è una città e Sauris, tanto per dirne uno caso, è un paese.
In italiano il confine tra i due concetti, però, non è marcato da una linea netta, ma appare piuttosto come un continuum suscettibile a campanilismi e percezioni personali, che passa attraverso stadi intermedi e successivi quali paesotto, paesone, cittadina, frazione e chi più ne ha più ne metta.
In inglese ci sono tre categorie principali: city, town e village. In passato, in inglese britannico, ciascuna di queste parole aveva un significato preciso: una city aveva per definizione un’università e/o una cattedrale, una town aveva un mercato ed un village aveva una chiesa (a differenza dell’hamlet). Oggi invece i tre concetti hanno perso queste connotazioni assolute e si definiscono invece l’uno in relazione all’altro: una city è più grande di una town, che a sua volta è più grande di un village.
In francese si parla di ville et di village. In questo caso i demografi ci vengono in soccorso e 2.000 è la cifra da tenere a mente: se un centro abitato ha fino a 1.999 abitanti sarà definito come village, se ne ha da 2.000 in su sarà ville. Peccato però che questa definizione scientifica non trovi applicazione nella conversazione quotidiana e i due termini siano in alcuni casi usati in maniera arbitraria.
In slovacco le categorie principali sono mesto e obec (oppure dedina). Perché un centro urbano possa definirsi mesto, deve richiederne ufficialmente lo status (in passato ci sono stati referedum popolari che avevano come oggetto questa richiesta), a condizione che abbia determinate caratteristiche: deve avere almeno 5.000 abitanti ed offrire determinati servizi e trasporti.
lituopadania
Posted at 09:44h, 30 MarzoQuesto post mi ha ricordato il “paradosso del sorite”.
Prendiamo un mucchio di sabbia ed eliminiamo un granello; il risultato è che abbiamo ancora un mucchio di sabbia. Continuiamo con l’eliminazione di un granello di sabbia alla volta; ci sembrerà di avere sempre un mucchio, ma a un certo punto ci sarà un solo granello. Un granello certamente non è un mucchio, ma due granelli lo sono? E tre? Quando smettiamo di chiamare mucchio il mucchio?
Un ragionamento simile si può fare con la transizione paese-città.
Emanuela Cardetta
Posted at 09:47h, 30 MarzoHai ragione, il paragone calza. La parola chiave secondo me è “a un certo punto”: quel “certo punto” è totalmente arbitrario.
Eleelena
Posted at 09:28h, 22 MarzoNon ho capito il paradosso…potete spiegarmelo??
Raoul Codazzi
Posted at 10:04h, 22 MarzoIl paradosso è questo: prendi un fenomeno “continuo” come il numero di abitanti di un certo luogo; hai due modi di guardare a questo fenomeno; il primo è quello di considerare due campioni “distanti” tra loro, come gli abitanti di New York e Sauris; il secondo è quello di prendere anche tutte le casistiche intermedie. Quando scegli il primo modo sai che c’è una linea di demarcazione tra il concetto di città (New York) e il concetto di paese (Sauris); non sai dov’è esattamente il confine, ma sai che c’è. Quando scegli il secondo modo e quindi il confine lo vai a cercare succede che non hai la più pallida idea di dove sia; o meglio, non è che non lo trovi, ma capisci che è del tutto arbitrario.
Pensa a concetti come giovane e vecchio. Mia figlia ha 6 anni ed è certamente giovane; mia madre ne ha 76 ed è certamente vecchia; ma io che ne ho 47 sono vecchio o giovane?
Stessa cosa con l’altezza, con il peso e mille altre situazioni.
Tutte queste situazioni sono caratterizzate dalla presenza di un confine che c’è quando guardi le cose da lontano ma diventa sempre più sfumato man mano che ti avvicini.
Il paradosso consiste nel fatto che uno stesso fenomeno appare profondamente diverso a seconda di come lo guardi. Per alcuni tutto ciò è sconvolgente (c’è un qualcosa che non riesci a governare, che sfugge, che non si fa acchiappare), per altri è del tutto normale.