C’è bisogno di tagli? Detto fatto; si taglia sugli interpreti! Il Fatto Quotidiano ci dice che il servizio di interpretazione in lingua italiana al Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea sarà mantenuto solo per le riunioni di alto livello, mentre per quelle tecniche sarà eliminato.
Mettendo da parte i problemi di comunicazione che da questa decisione potrebbero derivare ed il risparmio minimo che si otterrà, mi limito a constatare che questo è l’ennesimo esempio della miopia che pervade non solo la politica, ma purtroppo a volte anche la mentalità italiana, soprattutto quando si parla di patrimonio culturale.
D’altronde l’Italia è lo stesso Paese che, pur avendo una lingua con cui sono state scritte alcune delle più importanti opere a livello mondiale, non fa che cedere terreno all’inglese (e se ne vanta). Che cos’ha il week end più del fine settimana? Il sandwich è forse più buono del panino? E un drink è forse meglio di una bibita? (Sarò esagerata, ma dopo aver letto qualche giorno fa in un locale della mia città “Pizzeria ristorante always open” penso di aver raggiunto il limite della sopportazione).
Per rimanere vive le lingue devono essere utilizzate (possibilmente correttamente), ancora meglio se in contesti internazionali come l’Unione Europea, nei quali è possibile accrescere il prestigio della lingua e, di conseguenza, accrescere l’influenza del Paese che la parla.
(Immagine: http://museosatira.blogspot.it/2011/01/2011-ecco-il-nostro-programmatagli.html)
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