Come promesso nel post precedente, rieccomi a parlare della mia esperienza con la comunità rom in Slovacchia.
Innanzitutto come è più giusto chiamare i membri di questa comunità? In italiano si utilizzano i termini rom, gitani, zingari o nomadi, mentre in slovacco si parla di romovia o cigáni. E’ interessante notare che in slovacco è diffusa anche la variante politicamente corretta osadnici (da osada: insediamento/frazione), termine inizialmente neutro, la cui frequente associazione alla comunità rom ha causato uno slittamente di significato. Ma torniamo alla domanda precedente. Anche se il termine ufficiale è rom, che in lingua romanì vuol dire “uomo”, ho notato che i ragazzi che ho incontrato a Veľký Meder preferiscono definirsi cigáni, tanto che quando ho chiesto ad uno di loro se avesse la cittadinanza slovacca o ungherese, lui mi ha risposto pieno di orgoglio: “Ja som cigán” (io sono gitano/zingaro).
I rom hanno una bandiera, un inno, Djelem Djelem, ed una giornata mondiale a loro dedicata, l’8 aprile, in ricordo del primo Congresso Mondiale dei Rom (1971). In Slovacchia i loro interessi sono rappresentati da tre partiti politici: Strana rómskej koalície (SRK), Rómska iniciatíva Slovenska (RIS) e Strana Rómskej únie (SRU).
Come già accennato, i rom hanno una loro lingua che si chiama romanì (in slovacco rómsky o cigánsky). Si tratta di una lingua prevalentemente orale di matrice indiana, non standardizzata (anche se è in corso un dibattito tra gli intellettuali rom su una possibile standardizzazione) costituita da molte varietà in ragione dell’influenza delle lingue parlate nelle zone in cui i rom sono insediati: in sostanza, un rom italiano ed un rom slovacco si capiscono, anche se alcuni dei termini che utilizzano saranno diversi, poiché influenzati dall’italiano e dallo slovacco.
Per farsi un’idea della lingua romanì, ecco alcune parole nella variante parlata a Veľký Meder (dunque influenzata dallo slovacco e dall’ungherese):
- numeri da 1 a 10: 1 jék, 2 duj, 3 trin, 4 star (pronuncia shtaar), 5 panzs (panj, con j pronunciata alla francese), 6 sov (pronuncia shoov), 7 épta, 8 okto, 9 iija, 10 des (pronuncia desh)
- come stai: sar sal
- sto bene: mi sto (pronuncia: mi shtò)
- bambino: savora (pronuncia: shavora)
- uomo: rom
- donna: romni
Il romanì ha anche una parola che vuol dire “persona non rom”: gağó (pronuncia: gagio).
I ragazzi rom che ho incontrato a Veľký Meder erano tutti cattolici. Sono stata colpita dal fatto che, nonostante mi abbiano riservato dal primo momento una calda accoglienza e fossero estremamente disponibili a raccontarmi della loro cultura e ad interagire con me, quando ho chiesto loro se avevano voglia di fare qualche fotografia insieme a me per ricordo, si sono tutti rifiutati (salvo poi cambiare idea l’ultimo giorno in virtù della bella atmosfera creatasi) e mi hanno spiegato che nella loro cultura fare una fotografia a qualcuno vuol dire entrare nella sua “sfera intima”.
Non mi dilungo oltre: raccontare in questa sede tutto quello che ho imparato e dare un’idea di tutto il calore e il buon umore che mi è stato regalato in pochi giorni è impossibile, ma inserisco qui qualche link per chi avesse voglia di scoprire qualcosa in più sulla cultura rom:
- sulla storia e la cultura della comunità rom http://idearom.jimdo.com/cultura/
- sulla lingua romanì http://www.didaweb.net/forum/index.php?topic=98.0
- due bellissimi film “Cigán” (Slovacchia) e “Just the wind” (Ungheria)
- quattro puntate della trasmissione Culture Monde di Radio France (in francese) trasmesse a ottobre 2013 sui temi: la pluralità dei popoli Rom, musica e oralità, gli ostacoli all’integrazione, viaggiatori migranti
- l’esperienza di un volontario SVE in Slovacchia che collabora coi ragazzi Rom http://www.globalist.it/world/articolo/210169/quot-un-anno-coi-rom-quot-storia-di-un-ragazzo-italiano-volontario-in-slovacchia.html
SAX
Posted at 12:00h, 14 AgostoQuello che più mi stupisce della questione ROM in Slovacchia, sempre, è il comportamento deii genitori slovacchi. I primi a non permettere l’integrazione sono loro, che educano i figli a suon di dispregiativi “cigan”.
Un esempio su tutti. Una volta mi è capitato di vedere un gruppo di una decina di ragazzi che aggredivano uno zingaro, buttandolo giù dalla bicicletta e poi rincorrendolo per picchiarlo. Ecco…poco distanti c’erano un padre una madre con un figlio piccolo (sui 5 anni)…che ridevano della scena. Come crescerà questo bimbo secondo voi?
emanuelacardetta
Posted at 19:19h, 14 AgostoPersonalmente penso che ogni Paese abbia un capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe di quello che non va. Anche in Italia siamo dei grandi specialisti in questo
Pingback:La minoranza rom in Slovacchia (prima parte)
Posted at 13:10h, 07 Agosto[…] ← Previous Next → […]