La musica slovacca

Essendo la Slovacchia un Paese fuori dai sentieri generalmente più battuti, sono in pochi a conoscerne le ricchezze paesaggistiche, culturali e artistiche. Eppure, ve lo assicuro, ne ha davvero tante. Ad esempio, la scena musicale slovacca è molto vivace ed è popolata da molti artisti che spaziano tra tutti i generi musicali. Ultimamente la Slovacchia sembra essersi resa conto del suo patrimonio musicale e, nel tentativo di salvarlo dal costante attacco della musica in lingua inglese, è stata fatta una legge che impone dal 2016 alle radio di trasmettere un minimo di 20% di musica slovacca (o di un interprete slovacco), percentuale che nel 2017 salirà al 25% per le radio private e al 35% per le radio pubbliche.

Se siete curiosi, ecco una lista di artisti slovacchi:

  • Szidi Tobias, una delle mie preferite, cantautrice raffinata dotata di una voce molto riconoscibile che propone brani anche in ceco e ungherese
  • Lucia Lužinská, cantante jazz, in questo brano con Milan Lasica, famosissimo attore, comico e cantante
  • Polemic, gruppo ska perfetto per le serate danzanti
  • Cigánski diabli, gruppo di rom slovacchi che generalmente propone brani di genere gipsy, spaziando però anche con brani più moderni, come questo
  • Jana Kirschner, artista pop-rock molto popolare e talentuosa
  • Katarína Knechtová per gli amanti del genere pop
  • Martin Geisberg, un altro dei miei preferiti. Cantautore talentuoso e poliedrico
  • Elán gruppo pop-rock sulla scena da oltre 40 anni (una specie di Pooh slovacchi)
  • Rytmusqui scendiamo dal mio punto di vista decisamente di livello, con un cantante rap non particolarmente raffinato, ma ve lo propongo per dovere di inventario
  • Sto múch, gruppo con un forte impatto scenico (mi ricordano un po’ Elio e le storie tese)
  • Fragilegruppo a cappella. Sono slovacchi, ma una grossa parte del loro repertorio è internazionale
  • Pressburger, gruppo slovacco di genere klezmer (si chiamano così perché Pressburger è il vecchio nome di Bratislava)

E per finire, vi lascio con una punta di diamante della scena musicale slovacca: Dalibor Karvay, uno strabiliante virtuoso del violino appena trentenne ma già con un’incredibile carriera alle spalle

Emanuela Cardetta
Emanuela Cardetta

Sono un’interprete di conferenza e traduttrice di italiano, inglese, francese e slovacco. Il mio lavoro è aiutare persone che non parlano la stessa lingua a comunicare tra loro in maniera efficace.

Chi sono
10 Comments
  • fgpx78
    Posted at 16:32h, 19 Gennaio Rispondi

    Mi viene in mente il post che scrissi anni fa che prendeva di striscio la musica tradizionale dell’Est…
    https://slovakadventures.wordpress.com/2013/12/09/openoffice-a-od-kancelaria/
    Ma è un paragone un po’ estremo.

    Ah: in generale, credo che obbligare le radio a trasmettere musica locale sia un comportamento fascista, che mi aspetterei da Orbàn – e infatti… – ma non dagli Slovacchi, che pur in certi casi sforano nel nazionalismo “estremo”. Cioè, la musica è un’arte: non è che obbligando qualcuno ad ascoltare la tua, allora diventa più bella. I gusti, quelli non li cambi con le leggi.

    E visto che hai nominato Karvay… forse non sapete che una delle più brave (e belle…sbav!) violinista al mondo, Julia Fischer, ha origini materne nella Slovacchia dell’est: Kosice per l’esattezza-senza-diacritici.
    https://en.wikipedia.org/wiki/Julia_Fischer

    Poi però sugli altri autori che hai nominato… sinceramente a parte gli Elan-senza-diacritici non riesco a farmene piacere nessuno.

  • Emanuela Cardetta
    Posted at 08:11h, 20 Gennaio Rispondi

    Buon sangue non mente allora! Non sapevo che Julia Fischer avesse origini slovacche. Tu quale artista slovacco consiglieresti invece?

  • fgpx78
    Posted at 12:47h, 22 Gennaio Rispondi

    Mah, in generale non mi fa impazzire la loro musica. A livello di musica folkloristica, hanno il brutto difetto di usare sempre e solo armonie e ritmi slavi… il che rende la loro musica troppo ripetitiva. Per me, che son stato per tanti anni un musicista classico, la cosa diventa prima comica e poi noiosa, di un noioso tremendo 😉

    Per il resto a parte gli Elan, forse il gruuppo “locale” che più ho ascoltato sono i Lucie… ma loro son cechi, anche se nati quando esisteva ancora la Cecoslovacchia 😉

    • Emanuela Cardetta
      Posted at 13:42h, 22 Gennaio Rispondi

      I Lucie non li conosco. Anzi, praticamente non conosco per niente la musica ceca perché faccio molta fatica a capire la lingua.
      Sì, in effetti la musica folkloristica slovacca è un po’ ripetitiva da ascoltare, ma non da ballare 🙂

  • lituopadania
    Posted at 15:34h, 28 Febbraio Rispondi

    Oggi ho cominciato a esplorare i nomi proposti. Al momento Szidi Tobias (che ho scoperto chiamarsi Sidónia Tobiášová) è l’artista che mi è piaciuta di più, anzi, l’unica del lotto che mi ha trasmesso qualche emozione. Ovviamente spero presto in una seconda puntata dedicata al rock nelle sue varie forme 🙂

    • Emanuela Cardetta
      Posted at 16:00h, 28 Febbraio Rispondi

      Bene, sono contenta che almeno un’artista ti piaccia. Ok, la prossima volta mi dedicherò al rock 🙂

      • lituopadania
        Posted at 17:07h, 28 Febbraio Rispondi

        E siccome mi piace esplorare mi sono sentito anche un po’ di brani di Marika Gombitová. Come sai, da cosa nasce cosa 😀

        • Emanuela Cardetta
          Posted at 08:28h, 29 Febbraio Rispondi

          Bravo! Lei non è tra le mie preferite. A te piace?

          • lituopadania
            Posted at 11:50h, 29 Febbraio

            Mi piacciono alcune cose (a mia figlia, per esempio, è piaciuta molto la canzone “Mami Mami”), altre meno. Diciamo che, nel complesso, quello che mi piace è il “mood” malinconico. Mia moglie, che non si è mai capacitata del perché io abbia così tanti CD di gruppi finlandesi, mi dice spesso: a te piace la musica triste. Il che è probabilmente vero. Io non direi “triste”, ma malinconica sì.

  • lituopadania
    Posted at 16:27h, 28 Febbraio Rispondi

    @ fgpx78

    Bel tema quello del cosa le radio dovrebbero o non dovrebbero trasmettere. Da noi le radio trasmettono in buona parte quello che impongono loro le case discografiche e quasi mai ciò va d’accordo con la qualità. Il problema è estremamente complesso e riguarda molti altri ambiti (per esempio certamente non ti sfugge che il calcio ha di fatto cannibalizzato ogni altro sport). La cosa ha un certo interesse anche in termini matematici per via delle sue connessioni con la teoria del caos. Possiamo probabilmente fare qualche affermazione solo di carattere generale, come il fatto che andrebbe privilegiata l’ampiezza di proposte, cioè dare all’utente finale la massima varietà di scelta possibile. In questo senso internet gioca un ruolo fondamentale perché va proprio in tale direzione e rende l’utente finale molto più attivo. Come sempre, però, quando la base di scelta si allarga nascono inevitabili esigenze di sintesi; e chi ha facoltà di sintesi (cioè chi – per semplificare – decide cosa tenere e cosa buttare) acquisisce un potere immenso divenendo potenzialmente (e praticamente) pericoloso. Per tornare a noi, imporre quote musicali (un po’ come imporre le “quote rosa” della politica) non è evidentemente la soluzione migliore o – se vogliamo – è un modo goffo e poco efficace di risolvere un problema che però esiste. Quando per esempio pensiamo alle ruberie della politica è saggio partire dal presupposto che “le occasioni fanno l’uomo ladro”; se il problema viene impostato in questo modo si capirà all’ora che, piuttosto che inseguire il ridicolo tentativo di cercare uomini onesti, sarebbe più proficuo ridurre il numero di quelle specifiche occasioni. Allo stesso modo, se pensiamo al tema delle radio, si comprende che imporre quote di musica locale o nazionale non è la soluzione. Cosa si dovrebbe fare non sono però in grado di dirlo.

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